Il mio corpo legato su una sedia arrugginita.
E’ così che mi sento.
Gocce di sudore inondano la fronte
ed un violento attacco di claustrofobia, dalle viscere, sta per sopraggiungere.
Polsi lividi, cinti da corde sudice. Un bavaglio mi impedisce di urlare cattiverie.
Il mio cervello contiene, come un baule del tesoro, parole preziose.
Impronunciabili.
Impronunciabili.
Affilate come coltelli pronti ad uccidere.
Le soffoco sotto strati di saliva stantìa.
Vorrei sputare il veleno che ho dentro e che mi devasta, ma non ci riesco.
E attendo così, immobilizzata nel mio istante più bello, che qualcuno venga a salvarmi.
E’ proprio quello che sento. L’hai espresso a perfezione.