<< A noi che siamo gente di pianura
navigatori esperti di citta’
il mare ci fa sempre un po’ paura
per quell’idea di troppa liberta’.
Eppure abbiamo il sale nei capelli
del mare abbiamo le profondita’
e donne infreddolite negli scialli
che aspettano che cosa non si sa.
Gente di mare
che se ne va
dove gli pare
dove non sa.
Gente che muore
di nostalgia
ma quando torna
dopo un giorno muore
per la voglia di andare via.
E quando ci fermiamo sulla riva
lo sguardo all’orizzonte se ne va
portandoci i pensieri alla deriva
per quell’idea di troppa liberta’.
Gente di mare
che se ne va
dove gli pare
dove non sa.
Gente corsara che non c’e’ piu’
gente lontana che porta nel cuore
questo grande fratello blu.
Al di la’ del mare
c’e’ qualcuno che
c’e’ qualcuno che non sa
niente di te.
Gente di mare
che se ne va
dove gli pare
dove non sa.
Noi prigionieri in questa citta’
viviamo sempre di oggi e di ieri
inchiodati dalla realta’…
e la gente di mare va. >>
La mia estate 2016 l’ho riassunta alla perfezione: la foto della mia prima alba e il testo di quella canzone lì.
“Gente di Mare”…Mai brano fu più azzeccato.
Potrei non scrivere altro, ma ho quel magico fruscio che mi rimbomba nella testa, come un’eco, da due settimane, che mi impone di rinchiudermi per un po’ sul mio blog.
Io, Lui e i nani siamo stati 10 giorni in Paradiso e siamo tornati. Non so quale sia il vostro “luogo ideale”…il mio è stato quel terrazzino, incastrato perfettamente tra la roccia e la scogliera. Una lingua di terra adagiata con grazia sul mare. Un luogo dell’anima dove sciogliere i nodi delle resistenze interiori e lasciare che i pensieri si mischino alla salsedine. Dove è possibile dimenticare le costrizioni quotidiane per lasciare che le onde sciacquino lentamente le ferite che ci portiamo dentro. Dove il caos della città viene annullato per lasciare il posto al rumore costante e mai scontato del mare che avanza. Mi sono immersa nel vuoto di quell’orizzonte incantato, giorno e notte, scoprendone le profondità ed assaporandone la libertà.
Argento liquido sotto di me, davanti a me, intorno a me. Ovunque. Anche dentro di me.
Il mio luogo ideale è stato quel monolocale, incastrato perfettamente tra quello della mia amica dell’anima e quello di altri compagni di viaggio, collegati tra di loro da un profondo ballatoio, palcoscenico di lunghe tavolate arrangiate ma con manicaretti cucinati da un cuoco d’eccellenza. Ci ha accolti nei momenti di lucidità, in quelli di malinconia, ha ascoltato progetti futuri ed ha accolto le nostre solitudini, ci ha dato il buongiorno e la buonanotte, ma soprattutto ci ha visti ridere a crepapelle, ubriachi di vino bianco e Sambuca.
Il mio luogo ideale è stato quel villaggio, incastrato perfettamente tra il mare e la collina. Un posto sicuro in cui i bambini erano accompagnati dal nostro sguardo sempre vigile, ma liberi di sperimentare la propria autonomia e misurarsi con se stessi. Erano padroni dello spazio in cui si muovevano con disinvoltura ed erano un bel gruppo assortito che ha monopolizzato il bigliardino e il tavolo da ping pong per tutta la vacanza.
Il mio luogo ideale è stato il CIRUCCO, incastrato perfettamente nel mio concetto di relax e semplicità. Una grande famiglia che ci ha accolti con entusiasmo e simpatia sin dalla prima notte. Un luogo, la Sicilia, in cui il sole splende nell’anima, prima ancora che in cielo.
Grazie a Rosaria per avermi condotta lì…quasi per mano.
E grazie a Nando, Alessia, Marco, Francesca, Ginevra, Camillo, Pina, Alessandro, Andrea e Lucilla…per la fantastica compagnia!
Grazie a Giorgio, ad Antonio, a Gianluca, a Gabriella e a tutto lo staff per l’accoglienza, per la gentilezza e, soprattutto, per la splendida serata spagnoleggiante!
Grazie alla Luna Piena che ci ha accompagnati durante il lunghissimo viaggio in nave, rendendo il rientro meno malinconico!
E sopra ogni cosa Grazie a mio marito e ai miei figli…che hanno reso la mia vacanza indimenticabile!